mercoledì 24 settembre 2008

Travis Barker fuori pericolo!!



Alla fine si può dire che sia andata davvero bene a Travis Barker e Adam 'DJ AM' Goldstein , rimasti vittime e unici superstiti di un incidente aereo verificatosi lo scorso venerdì. I dottori del Joseph M. Still Burn Center di Augusta hanno confermato che i due ragazzi potranno avere un completo recupero fisico dalle ustioni riportate nel sinistro.

Josh Shumpert, ufficiale di polizia del South Congaree Police Department, ha dichiarato che Barker e Goldstein gli hanno raccontato di essere riusciti a portarsi in salvo grazie alla decisione di 'scivolare via' dalle fiamme lungo un'ala del velivolo.

Travis e Adam, i cui vestiti avevano cominciato a prendere fuoco, si sono poi spenti le fiamme che avevano cominciato a divampare anche sui loro corpi (e per le quali entrambi hanno riportato ustioni di secondo e terzo grado) a vicenda.

Secondo i primi soccorritori i due sono stati trovati in stato di shock, in modo particolare Barker.

Nell'incidente, a quanto pare provocato dalla foratura di un pneumatico in fase di decollo, sono morti tutti gli altri quattro occupanti del piccolo jet, due membri dell'equipaggio e due componenti dell'entourage di Barker. Le cause dei decessi sarebbero state per tutti il fumo e le fiamme sprigionatisi subito dopo l'incidente.

(fonte indie-rock.it)

giovedì 5 giugno 2008

RockPlanet Blog

Ha aperto i battenti il blog della Rock Planet Productions.
Dal 1993 è la migliore organizzatrice di serate rock, promotion, Dj-set e concerti nell'area milanese.
Sul blog verrete tenuti informati di tutto ciò che succede in queste serate, sulla musica in generale e su tutto quello riguardante il mondo del Rock a Milano e non.

Locali che fanno parte della catena Rock Planet :
  1. Zoe Club www.zoeclub.it
  2. Rock'n'Roll www.rocknrollmilano.com
  3. Blanco Cafè www.chiringuito.it

martedì 3 giugno 2008

Morto Bo Diddley

articolo tratto da Corriere.it

MILANO — Il rock and roll ha perso uno dei suoi pilastri. Bo Diddley è morto lunedìnella sua casa di Archer, in Florida, per un arresto cardiaco. Aveva 79 anni e la scorsa estate era stato colpito da un infarto mentre si trovava in tour.

«La storia appartiene ai vincitori e negli annali del rock & roll, tre uomini sono emersi come vincitori: Chuck Berry, Little Richard e Bo Diddley, una santissima trinità che era presente quando tutto è iniziato», scriveva qualche anno fa la bibbia del poprock Rolling Stone. Nonostante non abbia avuto i successi milionari degli altri due colleghi, la sua influenza sul rock è stata decisiva. Non solo per la sua chitarra quadrata, un simbolo unico. E nemmeno perché è stato uno dei primi neri ad avere un impatto sul pubblico bianco.

Diddley, vero nome Ellas Otha Bates, era nato a Mc Comb, nel Mississippi il 30 dicembre 1928. Mamma era una ragazza madre che lo aveva affidato alla cugina. La famiglia si era trasferita a Chicago, dove, dopo aver studiato violino ed essersi innamorato della chitarra ascoltando John Lee Hooker, Bo Diddley iniziò a esibirsi come musicista di strada. Quindi i localini e le prime band e un contratto discografico. Nel 1955, il primo singolo «Bo Diddley/ I'm a Man» porta i germi di un nuovo ritmo, ribattezzato il «Diddley Beat», nel rock and roll.

A «copiarlo» saranno poi decine di artisti. Buddy Holly lo riprese in «Not Fade Away», la cui cover fu il primo brano nella top ten inglese per i Rolling Stones. Jagger e soci lo hanno più volte ricordato come uno dei loro ispiratori; Keith Richards e Ron Wood hanno addirittura suonato in un suo album nel 1996. Anche «Magic Bus» degli Who, «She's the One» di Springsteen, «Desire» degli U2 e «Faith » di George Michael hanno «rubato» quel ritmo. «The Originator», come aveva intitolato un album del 1966 per rimarcare il suo ruolo di iniziatore («Sono stanco delle bugie. Elvis ha copiato me, ma io non sono ricordato. È una questione di bianchi e neri», polemizzava), ha scritto altre hit come «Pretty Thing», «Mona», «Who Do You Love?» e «You Can't Judge a Book by Its Cover», ma a partire dai primi anni Sessanta sparì dalle classifiche pur rimanendo impegnato con i concerti dal vivo.

L'importanza di Diddley, nominato anche nella Hall o Fame del rock nel 1987, va oltre il «suo» prezioso ritmo. È stato uno dei primi a farsi affiancare sul palco da musicisti donne. È stato anche un geniale inventore: il vibrato della sua chitarra arrivava da modifiche che lui stesso faceva agli strumenti, le maracas suonate dal suo compagno Jerome Green che caratterizzarono il suono degli esordi erano costruite con galleggianti degli sciacquoni riempiti di legumi secchi. E ben prima di Hendrix infuocava il pubblico suonando la chitarra con i denti.

La nascita del soprannome è un mistero. Fra leggende, che lo stesso musicista non ha mai smentito o confermato, ci sono quelle che sia legato al suo passato da pugile, al nome di uno strumento africano, dalla storpiature slang di «bully» (bullo). E che lo sia stato un po', un bullo, non lo si può negare: quel primo famoso singolo da un lato ripeteva all'infinito il suo nome d'arte, dall'altro smargiassava sulle proprie capacità sessuali. Anche il rap gli deve molto.

martedì 27 maggio 2008

Ringraziamenti

E dopo tante ore dedicate a questo progetto,molte serate,ritagli di tempo,eccoci arrivati al fatidico giorno della sua presentazione,l'esame;ringrazio la lungimiranza di Fra a cui ieri è venuta l'idea di mandare una mail al prof indicandogli l'indirizzo del blog...!
Tensione,mani sudate,e un caldo che ti fa apprezzare il fatto di non avere addosso una t-skirt grigia..!(vedi sudata di Fra alla scorsa pseudo-presentazione)e poi dopo una lunga attesa..."Rock-all-around!"(notare che il prof non ha pronunciato il vero nome del blog forse per poco attitudine all'inglese..!lol) ;libretti alla mano ci siam recati a grandi falcate al banco di giudizio di Agostini e Uboldi:"allora,li facciamo parlare questi ragazzi?",insomma il voto finale è stato un glorioso e insperato 26! pufffff!che sollievo!
Quindi,alla fine(per me) di questa avventura,ringrazio tutti quelli che hanno collaborato in qualche modo alla realizzazione di questo blog,alle critiche,ai consigli. Io personalmente mi sono fatta una bella cultura rock!
Un particolare ringraziamento a Fede per la sua disponibilità e la sua collaborazione psico-fisica!
E un bacione a Fra,essenziale per la realizzazione di tutto questo,senza il quale non mi sarei mai imbarcata in questa "impresa"!
Good job! e un in bocca al lupo per te ,matricola 1001239 che continuerai a portare avanti il blog,dalla tua compare 1001238!!!

smak!

domenica 25 maggio 2008

Intervista ad un vero Fan

Grazie ad un nostro amico e fedele lettore, si è concretizzata la possibilità di intervistare un grande Fan dei Beatles.


Luigi Frigerio, nato nel 1953 e residente a Milano, ci ha fatto la cortesia di accoglierci in casa sua, di mostrarci la sua collezione e di rispondere a qualche semplice domanda riguardante la sua passione per questi “giganti” del Rock, che ci ha permesso di capire il trasporto e il coinvolgimento di un vero Fan.

- Come ha conosciuto la musica dei Beatles?

Nel 1967, quando avevo 14 anni, una mia amica venne a casa mia e mi fece ascoltare il disco dei Beatles “Sgt. Pepper Lonely Heart's Club Band” (1967, ndr).

Abituato ad artisti come Bobby Solo, Gianni Morandi, ecc. il disco non mi piacque e quei “cappelloni” vestiti in modo strano non mi attirarono affatto.

Solo un anno dopo, ma non so esattamente né perché né per come, mi trovavo a scrivere, nel mio stentato inglese, una lettera al Beatles Fan Club, descrivendomi come un ragazzo italiano di quindici anni desideroso di associarsi al loro Club.

L’anno seguente, ormai dopo essermi dimenticato di aver spedito quella lettera, mi tornò indietro dal Beatles Fan Club Italiano, che allora aveva sede a Cagliari in Sardegna, una busta e, con mia grande sorpresa, dentro trovai, oltre a tutta una serie di gadgets, una loro fotografia autografata e la mia lettera, sempre coi loro autografi originali, rendendolo un documento unico al mondo.

La mia tessera di associazione al Beatles Fan Club è la numero 163, valida per il periodo ottobre 1969 – ottobre 1970.




- Qual è stato il primo disco che ha acquistato?

Il primo LP (Long Play, ndr) dei Beatles che acquistai fu “Rubber Soul” (1965, ndr). Dal quel momento conquistai ad acquistare, compatibilmente con i soldi disponibili allora, tutto il materiale che riuscivo a trovare relativo ai “Fantastici 4”, ai “Feb Four”.

- A oggi, da cosa è composta la sua collezione?

Oggi mi trovo ad avere, oltre all’originale di tutti gli LP ed edizioni varie, 132 Cd dei Beatles come tali e di loro quattro come singoli, una quarantina di Dvd con la loro storia presa da ogni parte ed ogni angolo, una trentina di vecchi 45 giri con la copertina originale, che fanno bella mostra appesi alla parete in opportuni quadretti, più decine di altri tipi di gadgets. Sembrano tanti, ma in realtà è nulla rispetto a quello che nel mondo è stato fatto e pubblicato relativamente ai Beatles.


Ho ritagli di giornali dei settimanali di musica e cultura che in quegli anni che uscivano in Italia. Tra parentesi, oggi non ne è rimasto neanche uno: ci sono solo alcuni mensili specializzati; una volta c’erano tre, quattro settimanali che parlavano di musica in Italia. Sono andato a riprendermi quei vecchissimi ritagli di 30 e passa anni fa e mi ha fatto molta meraviglia rileggere come anche i giornalisti trattavano a quell’epoca quei fenomeni ed in particolare quello dei Beatles.

- So che è stato alla recente mostra dedicata ai Beatles che si è tenuta ad Aosta.

La mostra “Arrivano i Beatles. Storia di una generazione” è appena terminata. Per un Fan dei Beatles, collezionista di gadgets e dischi, la mostra è una cosa da impazzire. Ci sono infatti centinaia e centinaia di 45 giri e LP originali provenienti da tutto il mondo, manifesti, migliaia di gadgets dei più disparati: dalle scarpe da tennis ai bicchieri, alle cartoline, ai pupazzi, alle matrioske, alle saponette, alle automobiline, ai cosi detti “Picture disk”, quei 45 giri, Long Play, colorati che andavano così di moda fino a tutti gli anni ’80, e chi più ne ha più ne metta. C’è veramente da impazzire pensando a cosa significherebbe poter possedere tutte quelle meraviglie a casa e potersele guardare in ogni momento.

- Come ha reagito alla notizia dell’assassinio di John Lennon? Si ricorda ancora quei momenti?

(Capiamo subito dal suo volto e dal cambiamento di tono della sua voce come questa domanda rievochi tristi emozioni, anche dopo quasi trent’anni)

Ricordo ancora quando mi giunse la notizia della morte di John Lennon, del suo assassinio: ero in Corso Buenos Aires, stavo camminando e in una delle edicole notai un quotidiano della sera, che in quel periodo ancora uscivano, in cui compariva un titolo a caratteri cubitali che finiva per “nnon”. Automaticamente associai quelle lettere al nome di John Lennon; andai a comprare subito il giornale e con mia grande desolazione appresi la notizia della sua morte. Rimasi male per giorni, giorni e giorni. Ho cercato di ritrovare questo quotidiano tra le cose che ho conservato, ma non sono riuscito a trovarlo. Probabilmente una delle tante cose che, quando ero giovane, possedevo dei Beatles e che sono andate perse, perché allora c’era sì la mania di conservare tutto quanto loro riguardava, ma l’approccio non era certo quello metodologico, preciso e archivistico di adesso.